Lettere dei prigionieri

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Perc. 5. Tema 3, Foto A, Modulo CRI per il pane
Perc. 5. Tema 3, Foto A, Modulo CRI per il pane

Nel 1920 la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle violazioni del diritto delle genti, isitutita nel 1918, rese nota la cifra dei prigionieri italiani della guerra da poco terminata. Secondo i calcoli effettuati, i prigionieri italiani internati nei campi austro- tedeschi furono 600.000, di cui ben 100.000 non sopravvissero; morirono a seguito delle ferite riportate in combattimento, ma soprattutto per le malattie come la tubercolosi e la denutrizione. Il trattamento riservato ai prigionieri si differenziava a seconda del grado militare: ufficiali e soldati di truppa vivevano in baracche separate; i primi godevano di un regime meno severo di quello riservato ai soldati di truppa e, per questo, gli ufficiali avevano qualche possibilità in più di sopravvivere. La Commissione d'inchiesta riversò la totale responsabilità di un simile massacro sul nemico che mise in atto, secondo la loro tesi, un perverso trattamento sui prigionieri italiani per vendicarsi dello Stato italiano, ritenuto colpevole di aver tradito e abbandonato la Triplice Alleanza. Non fu debitamente messa in luce la responsabilità dello Stato italiano che rimase inerme di fronte alla tragica situazione, lasciando in uno stato di completo abbandono i propri prigionieri. L'Italia non attuò nessun tipo di iniziativa governativa in loro favore, complice anche il giudizio negativo sui prigionieri, ritenuti da Cadorna e Diaz dei traditori, dei soldati che avevano ceduto al nemico piuttosto che soccombere da eroi e per i quali erano inutili i sacrifici pubblici. Gli altri stati belligeranti, invece, adottarono politiche di accordo per salvare i propri prigionieri. Avevano compreso l'inadeguatezza degli accordi internazionali, incapaci di far fronte alla nuova situazione militare sia per il numero dei prigionieri sia per il perdurare di una guerra che si era creduta rapida. L'Italia, invece, lasciò che la Croce rossa gestisse le comunicazioni fra i prigionieri e le famiglie e aiutasse le medesime a inviare i pacchi ai soldati nei campi austriaci e tedeschi. Proprio con la Croce Rossa l'Ospedale degli Innocenti sottoscrisse un accordo, in modo da garantire ai propri ex alunni la sopravvivenza giornaliera: questo Spedale tra le altre forme di beneficenza che ha adottate a pro dei suoi ex alunni sotto le armi, ha stabilito pure di mantenere fino a che, purtroppo, ne abbisognino, l'abbonamento al pane che da cotesto on. Comitato [Croce Rossa] si suole spedire in Austria per quei suoi trovatelli fatti prigionieri dal nemico. Così scriveva nel 1916 il Commissario Direttore Gustavo Pucci alla marchesa Gabriella Incontri, responsabile del comitato locale della Croce Rossa.

Anche tra i soldati ricordati sulla lapide, ve ne furono alcuni che  morirono in prigionia, come Albertoni, Angoli, Cirvoi,Cobbi, Crocini, Paolini, Tulesi, Damonti, Funesi e Godifredi, ma non vi è alcun documento d'archivio che attesti la loro condizione di prigionieri. Di altri ex innocentini, a loro volta presenti al fronte, conserviamo cartoline, lettere scritte direttamente o per interposta persona al Commissario Direttore, per chiedergli aiuti concreti che permettessero loro di sopravvivere, tra questi Calcinari, Datini, Farietti, Scaggi e Strungi (NB: le storie sono in continuo aggiornamento!)

Gli altri temi del percorso La corrispondenza sono: Ricerca della madre -Richiesta di informazioni e sussidi

  • Perc. 5. Tema 3, Foto B, Sottoscrizione dell'Ospedale per il pane
  • Perc. 5. Tema 3, Foto G, Richiesta aiuti materiali per Telemaco Strungi

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