1. La lapide
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Come stava avvenendo un po' ovunque, anche agli Innocenti gli amministratori vollero commemorare con una lapide gli ex innocentini morti in e per la guerra. Il progetto e la realizzazione del monumento furono affidati all'ing. Luigi Fusi, dipendente dell'Ospedale. La lapide, che oggi possiamo vedere restaurata, riporta incisi i nomi di 194 ex innocentini. La lista si apre con i nomi di quanti avevano ricevuto le medaglie d'argento, seguono i nomi di chi aveva ottenuto la medaglia di bronzo ed, infine, i nomi, in ordine alfabetico, di tutti gli altri soldati. Questa suddivisione era finalizzata unicamente a evidenziare le diverse tipologie di riconoscimenti e l'efficiente funzionamento dell'apparato militare dello Stato; di fronte alla morte in battaglia tutti infatti sono degli eroi in egual misura! Riportare su una targa, nome dopo nome, tutti i caduti era, per altro, una modernità che si era andata affermando nell'arte monumentale proprio nel periodo della Grande Guerra; in precendenza, infatti, i monumenti erano dedicati al coraggio ed al valore di un battaglione o di un reggimento. Questa novità permetteva di esaltare il singolo come eroe e rispondeva appieno anche all'esigenza di non compromettere quel sentimento nazional patriottico che aveva spinto al sacrificio la migliore gioventù del tempo; a maggior ragione se tutto ciò era rivolto a persone marchiate come figli di ignoti, come nel caso degli ex alunni dell'Ospedale. Dalla morte in battaglia questi uomini potevano essere riscattati e proiettati in una dimensione di sacralità, dove non esistevano distinzioni di alcun genere. D'altro canto, per una istituzione come gli Innocenti, che li aveva accolto e cresciuti, le medaglie e diplomi ad essi attribuiti, costituivano non solo elementi tangibili del valore e della eroicità del singolo, ma anche un riconoscimento della capacità educativa promossa, tesa a crescere individui di sani e universali principi.